Domande ‘a botta e risposta’
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 18)
Esempio 1
Luca «Quattordici meno sei è uguale a sette».
Insegnante «Siamo sicuri che quattordici meno sei è uguale a sette?»
Tutti «No!»
Esempio 2
Insegnante «E a quanto è uguale?»
Giulia «Otto».
Insegnante «Possiamo verificare se è vero?»
Tutti «Sì!»
Insegnante «E come possiamo fare?»
Marco «Contare».
Insegnante «E come?»
Erica «Con la somma».
Insegnante «Cosa sommi?»
Elena «Quattordici meno sei».
Siamo di fronte ad una sequenza di scambi insegnante-allievo, un ping-pong di scarsa significatività, non certo ad una tessitura di pensieri tra gli allievi; essi non argomentano ma si limitano a rispondere alle domande dell’insegnante, e quindi si lasciano guidare verso il suo obiettivo. Richieste del tipo ‘Fammi capire meglio’, ‘Spiega ai tuoi compagni cosa vuoi dire’, ‘Cerca di essere più chiaro’ fanno sì che sia l’alunno a definire l’obiettivo del suo ragionamento, e a costruire la spiegazione. Può darsi che questa sia incerta, o che l’idea di fondo non sia corretta ma, in ogni caso, l’alunno è stato messo nella condizione di esprimersi, e può sempre chiedere la collaborazione dei compagni per migliorare o per correggere le sue affermazioni.
Gli alunni hanno il diritto-dovere di completare le argomentazioni, porre domande, richieste di chiarimento. L’insegnante valuta la qualità della discussione, e interviene sul piano metodologico, favorendo la negoziazione dei significati, la loro condivisione, la loro stabilizzazione. L’istituzionalizzazione – cioè il porre le conclusioni della classe in relazione con il sapere ‘ufficiale’ – verrà introdotta alla fine.