Ultima modifica: 22 luglio 2015

Narrare

È, insieme al descrivere e all’argomentare, il modo primario per gli uomini di organizzare i loro discorsi. È una disposizione vuota che risponde al bisogno fondamentale di ciascuna persona di narrarsi e di narrare, di raccontarsi e di raccontare. La parola è nata per rispondere a questo primario bisogno. Narrare, descrivere, argomentare sono le tre forme fondamentali attraverso le quali l’uomo organizza i propri discorsi: si parla cioè per narrare, per argomentare, per descrivere. E su questa constatazione si fonda, secondo le più accreditate teorie, la tipologia dei testi che possono essere appunto classificati in narrativi, descrittivi, argomentativi. In particolare, Wolfang Dressler propone di distinguere i testi con questa tripartizione pensando soprattutto alle operazioni mentali, e quindi alle loro realizzazioni in discorso, che facciamo quando parliamo: così, quando narriamo, mettiamo in fila, sull’asse del tempo prevalentemente, le nostre parole, il nostro parlare o il nostro scrivere: il testo narrativo si caratterizza più che per la presenza dei sgnali di tempo (che possono eventualmente mancare in forme esplicite) per il fatto che organizziamo i nostri discorsi mettendo in successione, concatenandoli, gli elementi, i fatti, gli eventi, le azioni e gli avvenimenti che intendiamo trasmettere.
Nel caso del narrare le relazioni concettuali che mettiamo in atto più frequentemente sono quelle di prossimità temporale e di causa. Se guardiamo con attenzione ai discorsi che i bambini cominciano a fare, ci accorgeremo che loro innanzitutto intendono raccontare storie (le loro storie) o le storie degli altri. I testi narrativi si distinguono appunto per tale intenzione comunicativa e non tanto per i segnali – di tempo in particolare – presenti: poi, allora, subito dopo, o anche quindi ma con significato non argomentativo ma temporale, ma per la dinamica, il moto, l’attesa che crea il discorso che facciamo o che sentiamo.

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