Balbettio logico
È un adattamento per la scuola dell’infanzia di una metafora elaborata all’interno del progetto ArAl – il balbettio algebrico – che accosta le modalità dell’apprendimento del linguaggio algebrico a quelle dell’apprendimento del linguaggio naturale.
Il bambino, nell’apprendimento del linguaggio, si appropria poco alla volta dei suoi significati e delle regole che lo supportano, che sviluppa gradualmente – in un ambiente che lo aiuta e lo gratifica in ogni sua conquista – attraverso imitazioni, aggiustamenti, storpiature, gesti creativi, invenzioni, sino agli approfondimenti dell’età scolare, quando imparerà a leggere e a riflettere sugli aspetti grammaticali e sintattici della lingua.
Nella didattica tradizionale del linguaggio matematico si comincia invece privilegiando lo studio delle regole, come se la manipolazione dei simboli fosse precedente alla comprensione dei significati. Ciò che vogliamo sottolineare ora, invece, è che la scoperta del significato precede quella delle regole. Un esempio può chiarire l’importanza di questa affermazione.
Se si chiede al lettore di fare l’analisi sintattica della frase: “Una vecchia porta la sbarra”, egli vedrà quasi subito che si possono costruire due diverse analisi perché due sono le interpretazioni possibili. La conclusione quindi è che l’analisi sintattica segue necessariamente l’interpretazione, cioè l’attribuzione del significato. Le implicazioni di questa affermazione sono molto rilevanti.
L’ipotesi, quindi, è che si debba costruire il pensiero algebrico in lenta, lentissima progressione, parallelamente all’aritmetica, partendo dai suoi significati, attraverso la costruzione di un ambiente che stimoli l’elaborazione autonoma, sperimentale, continuamente ridefinita, di un nuovo linguaggio nel quale le regole possano trovare la loro collocazione altrettanto gradualmente. La condizione è che ciò avvenga all’interno di un contratto didattico tollerante verso momenti iniziali sintatticamente promiscui e verso i tentativi inevitabilmente ‘sporchi’ degli alunni, in analogia con quanto avviene con la costruzione del linguaggio naturale.
Tutto ciò trova la sua anticipazione nel balbettio logico ossia nell’attivazione di connessioni di pensiero, espresse anche in modo ‘sporco’ o incompleto. Per questo occorre che l’insegnante accompagni i bambini non solo ad argomentare, ma ad esplorare l’argomentazione, creando un ambiente che stimoli il bambino della scuola dell’infanzia e gli dia l’opportunità di esprimere ciò che pensa, di ascoltare i compagni, di verificare la coerenza delle affermazioni, di intervenire rivedendo proprie o altrui proposizioni, in modo da gettare le basi affinché l’alunno impari nel tempo a produrre ragionamenti.
È opportuno quindi che il docente ‘si faccia le antenne’ per cogliere le anche sottili differenze nelle verbalizzazioni, che possono rivelare il livello del balbettio logico dei singoli e le varie forme della sua evoluzione nella classe. Le difficoltà sono inevitabili, perché l’acquisizione del controllo del balbettio è frammentaria, contraddittoria, instabile. Le conquiste evaporano in continuazione. Ma sono proprio le situazioni che stimolano la riflessione, e la pratica costante della verbalizzazione, che favoriscono l’affinarsi della sensibilità dell’insegnante in questa direzione e il crescente stabilizzarsi delle scoperte attraverso il consolidarsi di una memoria didattica socialmente condivisa.