Pensiero analogico
Il pensiero analogico è l’attuazione di un processo di riconoscimento di somiglianze tra oggetti e relazioni che li collegano collocati in situazioni diverse, spesso riferite a contesti esperienziali anche distanti tra loro. Nel caso in cui questo processo di riconoscimento avviene si dice che le situazioni sono analoghe. Quello che emerge come effetto del riconoscimento di un’analogia è l’oggettivazione di una sorta di identità delle relazioni intercorrenti tra gli oggetti nelle due situazioni, con l’azzeramento delle differenze tra i caratteri degli oggetti stessi.
Un primo semplice esempio dell’attivazione del pensiero analogico si ha quando un alunno attiva processi come dare mezzo panino o dare mezza barretta di cioccolata ad un compagno e riconosce che, in fondo, sta facendo la stessa cosa. Ciò che conta non è tanto che si sta dimezzando un panino o una barretta di cioccolato, quanto il fatto di riconoscere che la relazione intercorrente tra le parti che si costituiscono ogni volta è la medesima.
Nel lavorare con successioni con alunni piccoli (come ad esempio nell’Unità 10) esempi di un tale trasferimento si ritrovano nel riconoscimento delle analogie tra successioni di vario tipo generate dallo stesso modulo, quali ad esempio la successione di suoni ‘tac tac bum’ e le sequenze figurali ‘quadrato quadrato tondo’ o ‘rosso rosso blu’.
Ma la forza del pensiero analogico sta nella capacità di attivare il trasferimento di relazioni e proprietà dall’interno di un dato contesto esperienziale ad un altro, meno noto, nel momento in cui quest’ultimo venga riconosciuto come somigliante/analogo al primo.
Ad esempio quando si gioca in palestra a spostarsi lungo una linea secondo un dato verso di un certo numero di passi, lo spostamento viene oggettivato dal numero di passi: se mi sposto in avanti di tre passi, questo spostamento viene rappresentato nella scuola primaria dall’operatore additivo ‘+3’. L’addizione tra numeri naturali consente un trasferimento delle sue proprietà a quella degli operatori additivi, una volta riconosciuta una somiglianza di comportamento fra l’addizione tra numeri e la composizione di operatori corrispondenti.
Il riconoscimento di analogie è un processo di pensiero molto forte, ed è documentato come gli allievi tendano a forzare in un unico schema situazioni solo parzialmente analoghe. Sarà perciò opportuno che gli insegnanti portino i bambini a riconoscere non solo le analogie tra situazioni ma anche ad esplicitare le differenze, allo scopo di minimizzare un uso improprio del ragionamento analogico.
L’attivazione corretta del pensiero analogico porta al riconoscimento di analogie strutturali e, cosa ancora più importante, all’oggettivazione della struttura, ossia dello schema astratto sottostante le varie situazioni, che si genera proprio dall’accostamento di tali situazioni.
Ad esempio, nel caso delle successioni di cui si è parlato sopra, ciò che viene a determinarsi è l’oggettivazione del modulo AAB come struttura delle diverse successioni, riconosciute in quanto analoghe, dove i simboli A e B stanno ad indicare un qualsiasi oggetto – ‘forma’, ‘colore’, ‘suono’, ecc – inerente varie situazioni che aderiscono allo schema.