È un insieme potenziale di elementi lessicali che si riferiscono ad un campo specifico (della conoscenza, della realtà culturale, di oggetti, di attività, ecc). Ad esempio le parole “libro”, “docente”, “insegnare”, “classe”, “orario”, “cattedra”, “registro”, “lezione”, “studente” ecc. appartengono al campo semantico o area semantica della “scuola”.
Attività collettive che comportano la verbalizzazione e l’argomentazione favoriscono l’apprendimento. L’efficacia di queste attività si manifesta sia attraverso il segno (scritture, disegni) – e quindi attraverso la produzione di protocolli – che, in modi altrettanto importanti, attraverso la discussione. Ad esempio: la discussione attorno alla soluzione collettiva di un problema o sul confronto fra strategie »
Secondo D. Bertocchi, la competenza è un “Insieme di capacità sottese ad un’azione, che permettono di agire in modo efficace su dati, informazioni, procedure, modelli, rispetto ad un contesto specifico. La competenza non è direttamente verificabile, ma è inferibile attraverso le prestazioni di superficie” (da: BERTOCCHI, D. Nuclei concettuali fondanti nell’ambito dell’educazione linguistica, in “Progettare »
Il Quadro Comune Europeo di Riferimento (QCER) definisce la competenza linguistico-comunicativa ciò che consente a un soggetto sociale di compiere delle operazioni usando mezzi linguistici: ha una componente linguistica, una componente socio-linguistica e una componente pragmatica (a loro volta articolate in più componenti). Ogni componente è messa in relazione alle competenze generali ed è costituita »
Attività collettive che comportano la verbalizzazione e l’argomentazione favoriscono l’apprendimento. L’efficacia di queste attività si manifesta sia attraverso il segno (scritture, disegni) – e quindi attraverso la produzione di protocolli – che, in modi altrettanto importanti, attraverso la discussione. Ad esempio: la discussione attorno alla soluzione collettiva di un problema o sul confronto fra strategie »
È un costrutto teorico dovuto al matematico francese G. Brousseau (1986) che sta ad indicare l’insieme delle relazioni, in piccola parte esplicite ma in buona parte implicite, che soggiacciono e regolano il rapporto insegnante-allievi di fronte allo sviluppo della conoscenza di uno specifico contenuto matematico. Tali relazioni si risolvono in un sistema di obblighi, che »
Sabatini-Coletti, alla voce corrispondente, definisce l’operazione come lo spostamento dal centro alla periferia di attività produttive o culturali, di servizi, di uffici, ecc…. In ambito didattico e pedagogico, il termine indica la condizione in assenza della quale ogni scambio dialogico e comunicativo risulta improduttivo. In altre parole, è la condizione per ogni dialogo e per »
La parola descrivere indica un’attività con cui, osservando certi enti, ne parliamo, solitamente attraverso il linguaggio naturale. Si può parlare però di enti e di relazioni tra di essi anche utilizzando il linguaggio della Matematica. In questo caso le parole diventano simboli e anche i predicati che esprimono relazioni tra enti si traducono mediante opportuni »
Il termine indica l’insieme delle parole che obbligatoriamente precedono il nome e ne determinano il riferimento. La presenza di un determinante fa del nome un sintagma nominale (Schwarze, Grammatica della lingua italiana, a cura di A. Colombo). I determinanti concordano in genere e numero con il nome testa del sintagma e si possono suddividere in: »
Il principio di devoluzione è un punto nodale della teoria delle situazioni di Guy Brousseau. È un atto che riguarda l’insegnante nei confronti degli allievi, attraverso il quale egli consegna a loro l’obiettivo cognitivo. È il processo attraverso il quale l’insegnante ottiene che lo studente impegni la sua personale responsabilità nella gestione di un’attività cognitiva, »