“Successioni e riconoscimento del modulo” 2012/2013, IC S. Giovanni (TS), quarta primaria, Alessandra Kretzschmar Tre commentatori, 4 pagine, 25 commenti scarica pdf La classe affronta per la prima volta lo studio delle successioni; l’insegnante commenta con grande chiarezza le difficoltà che incontra e conclude con delle osservazioni personali molto sincere e approfondite.
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 21) Esempi: Alunno «Ho capito ma non so come dirlo» Alunno «Lo so ma non so spiegarlo» Alunno «Cosa devo dire?» Verbalizzazione e argomentazione rappresentano per insegnante e alunni un valore comune: ognuno dà, in base alle sue possibilità, un contributo, si mette in gioco, si relaziona con il mettersi in »
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 21) Esempi: «Prova a dirlo in un’altra maniera» «Fammi capire meglio» «Spiega cosa vuoi dire» «Cerca di essere più chiaro» Frasi di questo tipo proposte dall’insegnante fanno sì che sia l’alunno stesso a definire l’obiettivo del suo ragionamento, e a costruire l’argomentazione. In questo modo si favorisce la devoluzione. Può darsi »
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 21) Esempio: La classe esplora una successione di modulo triangolo-tondo. Insegnante «Va bene, proviamo a scrivere questa regola alla lavagna: come abbiamo trovato la posizione dell’ovale e poi quella del triangolo nella successione?» Rita «Si può scrivere la tabellina del due per i numeri pari che sono gli ovali e poi »
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 20) Esempio I «Andrea, hai capito cosa vuole dire Jessica? Prova a ripeterlo» Chiedere di ripetere l’intervento di un compagno – ed eventualmente di commentarlo – obbliga gli alunni a formulare le loro argomentazioni in modi il più possibile chiari, coerenti, completi. Nello scambio fra pari non si può barare, bisogna »
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 20) Esempio: Insegnante «Scusa, non ho capito bene. Puoi spiegarti con altre parole?» Chiedere ad un alunno di spiegarsi con altre parole si collega con l’importanza del saper parafrasare. Il ruolo della parafrasi è fondamentale anche quando si affronta la matematica come linguaggio perché essa impone di ridistribuire i componenti della »
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 20) Esempio Insegnante «Vedo che hai capito. Potresti spiegare ai compagni che non hanno le idee chiare come le tue, la differenza fra modulo e successione?» Richieste impegnative come questa fanno evolvere la competenza dell’alunno in una direzione sociale, trasformando un complimento personale in un’apertura verso una migliore conoscenza collettiva.
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 18) Di fronte alle prime parole di un alunno l’insegnante può rimanere in un ‘silenzio invitante’ e compiere con le mani dei gesti eloquenti per dire ‘Vai avanti!’ ‘Continua!’ ‘Cerca di completare il tuo ragionamento!’ finché il pensiero dell’alunno non abbia raggiunto un soddisfacente grado di completezza. Per giudicare la chiarezza »
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 19) Esempio 1 Insegnante «Perché il 93° disegno è un albero?» Marco «Perché il 93 è dispari». Insegnante «Chiaro». Esempio 2 Lucia «Il 93° disegno è un albero». Insegnante «Come hai fatto a capire che il 93° disegno è un albero?» Lucia «Ho visto che l’albero si trova in tutti i »
(Dall’Unità ArAl 12, pag. 18) Esempio 1 Luca «Quattordici meno sei è uguale a sette». Insegnante «Siamo sicuri che quattordici meno sei è uguale a sette?» Tutti «No!» Esempio 2 Insegnante «E a quanto è uguale?» Giulia «Otto». Insegnante «Possiamo verificare se è vero?» Tutti «Sì!» Insegnante «E come possiamo fare?» Marco «Contare». Insegnante «E »